Consumi, quanto conviene la spesa «bio-solidale»

Da “Il Sole 24 Ore”
del 25 gennaio 2008
di Daniele Lepido

Ci sono quelli della Brianza, in Lombardia, esperti di filiere corte, anzi cortissime. Che per combattere il caro-michetta, ma soprattutto per mangiare del pane «che sappia veramente di pane e a un prezzo giusto», non si sono accontentati di farselo in casa, con la farina del supermercato.
E allora hanno affittato due terreni a Cernusco sul Naviglio e Bussero (Milano), li hanno fatti seminare con frumento "bio" da una cooperativa, mentre a Capriano di Briosco hanno trovato il mugnaio. Mancava solo il panettiere, che è spuntato a Robbiate (Lecco): è il sciur Angelo, che sforna un quintale di pane biologico alla settimane per oltre cento famiglie. Costo del prodotto: 2,67 euro al chilo, in una filiera che si chiude nel raggio di 20 chilometri.
Il progetto si chiama "Spiga&Madia" ed è promosso dalla «Retina» della Brianza, uno dei più importanti network sociali che si riconoscono nel motto «ripartire dalla domanda», riscrivendo le leggi del consumo in chiave etica e saltando tutti i (costosi) passaggi della grande distribuzione per rifornirsi direttamente dai produttori locali. I nuclei di questa nuova economia, che si ispira ai principi del mutualismo, sono i Gruppi di acquisto solidale, i Gas, riconosciuti anche nell'ultima Finanziaria con un emendamento di tre commi (266-268), che ne sancisce la natura «no-profit». Oggi in Italia i Gas ufficiali sono circa 400 ma si stima che il loro numero effettivo sia di un migliaio. I volumi sono ancora ridotti: ipotizzando che ogni Gas sia composto da 30 famiglie che spendono in media all'anno mille euro, il business si aggirerebbe intorno ai 30 milioni, cifra che potrebbe salire nel 2008 a 50 milioni.
Il termine «solidale» è prioritario in queste comunità di persone che si ritrovano almeno una volta al mese per fare acquisti collettivi, usando più internet che il telefono come mezzo di comunicazione. Per i gasisti è fondamentale, per esempio, controllare che il produttore non sfrutti i lavoratori e che applichi i contratti di categoria, ma anche che non usi pesticidi e rispetti l'ambiente. L'elemento prezzo, invece, viene dopo la genuinità del prodotto, «anche se è cruciale non far diventare la nostra una merce d'élite, perché sarebbe contrario ai principi che ci animano», spiega Giuseppe Vergani, uno dei responsabili della Retina, che conta oggi su 500 famiglie.
Ma quanto si spende, allora, rifornendosi nei gruppi di acquisto solidale? Dalla tabella pubblicata in esclusiva sul sito del Sole 24 Ore si vede come, su un paniere di 15 prodotti, fare la spesa in un Gas, acquistando ovviamente tutti prodotti naturali e di altissima qualità, possa costare anche il doppio rispetto ai «primi prezzi» di Esselunga e Coop. Il risparmio si avverte invece se il paragone viene fatto con i prodotti bio della stessa Gdo, con un taglio dei prezzi del 20%.
Dal Nord al Sud del Paese i Gas stanno facendo scuola. C'è chi compra una mucca intera a 1.200 euro per dividerla in dieci famiglie: «Merce pregiata che viene dal parco dell'Uccellina», come spiega Cesare Buoninconti, membro di uno dei tanti «gasielli» di Napoli. Paolo Bellino di Roma, rione Monti, ammette di «soffrire un po' d'inverno perché prendiamo solo frutta e verdura di stagione», ma ci si può rifare con «degli ottimi cavoli neri», oppure, sul fronte della carne, con del «maiale di cinta senese». Gli «ingasati» di Forlì, per risparmiare sulle spese di trasporto e per non inquinare, hanno organizzato la distribuzione dei prodotti il sabato con «un'auto elettrica presa in car sharing», dice uno dei responsabili, Romeo Giunchi.
«Su frutta e verdura, soprattutto in primavera ed estate, il risparmio è clamoroso, ben oltre il 30%», sostiene Sara Paci del Rigas di Rimini, uno dei più grandi in Italia con volumi di spesa annui di 100mila euro. Paolo Menchini di Massa spiega poi che per comprare le arance, a loro, non serve rifornirsi in Sicilia. «Nelle nostre zone erano coltivate dai duchi Cybo Malaspina, secoli fa. I costi? Un euro al chilo, 70 centesimi per le arance da spremuta».
Ognuno di questi gruppi, in parallelo con la propria attività di spesa, porta avanti iniziative di solidarietà. Che vanno dall'inserimento di persone con disabilità nei luoghi di lavoro, al recupero dei carcerati, solo per fare due esempi. «I Gas sono solo un pezzo di quelli che noi chiamiamo distretti di economia solidale – racconta Sergio Venezia, in Lombardia uno dei guru di questi temi – e poi, scusi, lei ci crede o no che davvero un altro mondo è possibile?».