GAS, Ecologia e Biodanza

GAS, Ecologia e Biodanza

I Gruppi di Acquisto Solidali

Dal “Documento Base dei GAS” (le sottolineature sono state aggiunte):

L'aspetto etico, o solidale, di tali gruppi, ci sembra il lato più importante, che li connota come esperienze nel campo del consumo critico. Ma in effetti non è il solo aspetto rilevante. Il richiamo ad una vita in cui le relazioni umane e la condivisione con gli amici ed i vicini tornano ad avere importanza primaria; ...

SVILUPPARE E METTERE IN PRATICA IL CONSUMO CRITICO

Acquistare e consumare prodotti etici e biologici con questi obiettivi:

  • RISPETTO DELL'UOMO, i prodotti che si acquistano, non devono essere coinvolti nel circolo del- l'ingiustizia, che caratterizza, salvo rare eccezioni, i prodotti delle imprese che comunemente si trovano sul mercato. Al contrario devono "attivare" le risorse umane, consentire a molti che sono esclusi dai circuiti economici e da un mercato del lavoro iper-competitivo (vedi disabili, piccolissimi produttori, e tante altre categorie svantaggiate) di lavorare e partecipare ad uno sviluppo sociale sostenibile.

  • RISPETTO DELL'AMBIENTE, ovvero l'attenzione all'impatto sulla natura che la produzione ed il consumo può avere a seconda del grado di rispetto riservato all'ambiente. Per quanto riguarda i prodotti alimentari, si tratta di scegliere prodotti biologici e biodinamici, ottenuti nel profondo rispetto della natura e delle sue leggi. ...

  • SOCIALIZZARE, Creare una rete di amicizia e solidarietà tra i componenti del gruppo. L'attenzione alle relazioni ed allo scambio di idee, nel tempo, può arrivare fino alla condivisione di uno stile di vita comune, basato sulla ricerca quotidiana dell'essenzialità e della sobrietà semplicemente come conseguenza naturale delle scelte attuate sino a quel momento. Inoltre trovarsi in gruppo con un obiettivo comune aiuta a vivere delle relazioni e favorisce il confronto di idee. ...

 

Alla base dei GAS ci sono quindi dei forti valori etici,ecologici e di solidarietà umana. É essenziale che ognuno possa consolidare e rafforzare questi valori. C'è allora una necessità urgente: riattivare una coscienza ecologica che vada oltre la comprensione a livello cognitivo e che sia in grado di restituire all’essere umano una visione integrata di se stesso, del mondo e del suo posto in questo mondo. Un forte contributo in questa direzione viene dal movimento di Ecologia Profonda, che va ben oltre gli approcci dell’ecologia tradizionale. E c'è bisogno di esseri umani integrati, capace di stabilire relazioni ecologiche, di sostegno e partecipazione, con i propri simili. Ed è proprio qui che può intervenire il metodo della Biodanza.

L'Ecologia Profonda

Noi crediamo però di non aver bisogno delle novità quanto piuttosto di risvegliare qualcosa di molto antico, cioè la nostra comprensione della saggezza della Terra. In senso lato è necessario accettare l’invito alla danza – la danza dell’armonia con gli esseri umani, le piante, gli animali, la Terra” (da “Ecologia profonda” B.Devall & G.Sessions, pag. 15) .

L’ideologia dominante delle società industriali che considera l’uomo separato dalla natura, superiore ad essa e designato a esercitarne il controllo non è stata superata. Le ricerche e il lavoro per mantenere o risanare l’ambiente seguono una prospettiva di profitto, come se il benessere economico fosse l’unica fonte di benessere psico-fisico.

La “via” proposta dall’ecologia profonda invece si basa su due “norme fondamentali” sviluppate da Naess: l’auto-realizzazione e l’uguaglianza biocentrica (il termine “biocentrico” fu coniato dal filosofo e psicologo Ludwig Klages per definire il pensiero filosofico che pone la vita al centro dell’universo).

Per una vera auto-realizzazione è fondamentale l’accettazione dell’uguaglianza biocentrica: tutti gli organismi e le entità della biosfera sono uguali nel loro valore intrinseco in quanto parti di un tutto interrelato, e tutte le forme di espressione della vita hanno lo stesso diritto di vivere, trasformarsi e raggiungere il proprio sviluppo all’interno di un'auto-realizzazione più ampia.

... La consapevolezza che depauperando gli altri esseri, impoveriamo noi stessi e nutrendo gli altri viventi, nutriamo noi stessi è la base della sostenibilità.” (da Vandana Shiva, “La globalizzazione è diventata una guerra contro la natura e contro i poveri” )

La Biodanza

Quello che manca non è certo la conoscenza delle tematiche ecologiche. Non passa giorno che non siamo informati dei disastri provocati dallo squilibrio ecologico. Quello che manca, ed è qui che interviene la Biodanza, è la certezza, nel più profondo del nostro essere, che quella realtà di cui parlano i libri è una parte di noi e che noi siamo parte di lei. Non una realtà distante, per la quale proviamo dispiacere se va alla deriva, ma che in fondo non ci riguarda.

Riconnettersi con la vita, l’obiettivo primario della Biodanza, vuol dire risvegliare in ogni cellula del nostro corpo la consapevolezza di appartenere a qualcosa di grande, di meraviglioso, qualcosa per cui vale la pena vivere al meglio ogni giorno. Vuol dire che ogni nostro gesto diventerà spontaneamente ecologico, un gesto protettivo e amorevole verso noi stessi, gli altri e l’ambiente.

Come la Biodanza risveglia la coscienza ecologica

A prima vista può sembrare un paradosso: la Biodanza in genere si svolge all’interno di una palestra, solo occasionalmente vengono proposte delle sessioni in natura nell’ambito di uno stage o di un’estensione specifica chiamata “Biodanza in natura” e condotta da insegnanti specializzati. Durante la sessione di Biodanza non si va né a fare trekking, né a raccogliere i rifiuti lasciati nel bosco: cosa c’è di ecologico?

Ma c'è uno stretto legame tra gli obiettivi e gli strumenti della Biodanza e il concetto di coscienza ecologica. Fondamentale per questo collegamento è il “Principio Biocentrico” sviluppato da Rolando Toro.

Il Principio Biocentrico di Rolando Toro non si limita al concetto di uguaglianza biocentrica, ma introduce “un modo di sentire e di pensare che prende come riferimento esistenziale la vivencia. Esso sorge dunque da una proposta anteriore alla cultura e si nutre della saggezza cosmica che genera i processi viventi.” (da “Biodanza”, R.Toro, pag. 48) . Per “vivencia” si intende l'attimo vissuto intensamente nel qui e ora.

Secondo Rolando le risposte alle domande universali ed esistenziali che gli esseri umani si pongono da sempre richiedono un ingrediente che manca al tradizionale approccio scientifico basato su metodi deduttivi: l’esperienza di essere vivo che pulsa in ognuno di noi. Questa certezza costituisce il punto di partenza per la sua teoria sull’origine della vita: Rolando sostiene che essa non proviene da un processo evolutivo della materia inanimata, come afferma la scienza tradizionale, ma che al contrario la materia, solo apparentemente inanimata, si organizzi come il risultato di un sistema vivente onnipresente. L’universo intero è concepito come un sistema vivente evolutosi da un principio creatore che è la vita stessa. Secondo il Principio Biocentrico, l’universo esiste perché esiste la vita e non viceversa. (vedi NOTA)

Per Rolando Toro, il Principio Biocentrico costituisce una possibilità per l’uomo moderno di percepire che il senso della vita è nella vita stessa e di “essere quindi il senso stesso della propria esistenza come il danzatore è lui stesso ritmo e armonia” (da “Biodanza”, R.Toro, pag. 49 ).

La forza che ci conduce è la stessa che accende il sole

che anima i mari e che fa fiorire i ciliegi.

La forza che ci muove è la stessa che si agita nelle sementi

con il suo immemore messaggio di vita.

La danza genera il destino sotto le stesse leggi

che vincolano il fiore e la brezza.

Sotto il girasole dell’armonia

tutti siamo uno.

Rolando Toro

COME AGISCE LA BIODANZA

L’integrazione

L’obiettivo primario della Biodanza è la riattivazione della funzione primordiale di connessione con la vita seguendo un percorso di sensibilizzazione ai propri istinti di base. Riconnettersi con la vita permette ad ogni individuo di indirizzarsi verso forme di azione che rinforzano il suo sviluppo e di integrarsi a sé, alla specie e all’universo.

L’integrazione a sé consiste nel riscattare l’unità psicofisica. L’integrazione al simile consiste nel restaurare il vincolo originario con la specie come totalità biologica. L’integrazione all’universo consiste nel riscattare il legame primordiale che unisce l’uomo alla natura e nel riconoscersi parte di una totalità maggiore, il cosmo.” (da “Biodanza”, R.Toro, pag. 29 ).

La Biodanza si propone quindi di superare la scissione interna presente nell’uomo civilizzato, insieme a quella che lo separa dai suoi simili e dalla Totalità a causa dei fattori dissocianti espressi dalla nostra civiltà; una scissione che crea dissociazioni tra il suo pensiero, i suoi gesti, i suoi sentimenti e la sua azione.

Ed è la danza stessa che possiede delle proprietà integranti. La danza rappresenta una forma espressiva innata dell’essere umano. Essa genera un filo di connessione con i nostri antenati più lontani, e ci rende partecipi al principio danzante presente nell’universo, la “danza cosmica”, com’è stata percepita e descritta da saggi e poeti nel corso dei secoli. Rolando Toro scrive: “[La danza] è dunque un modo di essere nel mondo che rappresenta una via privilegiata di accesso alla nostra identità originaria, ed è anche l’espressione dell’unità organica dell’uomo con l’universo.” (da “Biodanza”, R.Toro, pag. 23).

Le linee di vivencia

L'integrazione è un processo che avviene attraverso l'espressione del potenziale genetico di ogni essere umano. Il sistema Biodanza individua cinque linee di vivencia, cinque modalità di espressione del potenziale genetico; sono tutte fondamentali nel processo di integrazione. Ognuna di esse viene stimolata e sviluppata facendo Biodanza:

  • la vitalità, in quanto permette di ricontattare le funzioni vitali innate che mantengono la salute fisica e psichica

  • la sessualità, in quanto permette di riconnettersi con “l’eros primordiale” e di conoscere le funzioni originarie di una sessualità libera dalla repressione culturale.

  • la creatività, in quanto permette di sperimentare il “principio creatore” innato in ogni individuo

  • l’affettività, in quanto permette di contattare un potenziale affettivo che non si limita ai legami familiari o privati

  • e infine la trascendenza, che riattiva il sentimento di appartenenza all’universo.

     

NOTA: Le teorie di Rolando Toro sul ruolo centrale della vita non si limitano ovviamente alle intuizioni “vivenciali”, ma trovano ispirazione e conferme nelle scoperte più recenti che hanno rivoluzionato i concetti sugli esseri viventi, come per esempio i fenomeni dell'auto-organizzazione e dell’autopoiesi dimostrati dagli studi dei neurobiologi Humberto R. Maturana e Francisco J. Varela. Secondo i due scienziati sono questi i fenomeni che costituiscono la caratteristica principale degli esseri viventi: l’autopoiesi definisce la capacità di autoprodursi in continuazione, e insieme all’autorganizzazione essa rivela un principio di autonomia biologica che permette per esempio alle cellule di collocarsi nei luoghi giusti per formare gli organi e i tessuti e per svolgere le funzioni vitali.

Un altro contributo interessante, è il principio di “eco- organizzazione” formulato da Edgar Morin nel suo libro “Il pensiero ecologico”. In qualche modo l’eco-organizzazione evoca il principio creatore presente nell’Universo di cui parla Rolando. Morin supera il concetto di base dell’ “ecosistema”, principale oggetto di studio della scienza dell’ecologia, che lo definisce come comunità di esseri viventi insieme al suo ambiente abiotico, caratterizzato dalle interrelazioni che scorrono tra tutti gli elementi presenti. Egli individua un principio organizzatore, una specie di regista di queste interrelazioni, al quale attribuisce una qualità vivente: “L’eco-organizzazione è infatti un’organizzazione contemporaneamente fisica/vivente, la cui originalità sta nel suo carattere vivente, che d’altra parte retroagisce sul suo carattere fisico.”

Morin, che non prende le distanze dall’emozione che gli suscitano i risultati dei suoi studi accuratissimi, descrive il suo stupore di fronte ad un’organizzazione in grado di prodursi da sé in un sistema dove prevalgono la massima diversità, il disordine, gli antagonismi, e dove non esiste nessun apparato centrale di controllo. “Ed è meraviglioso che [l’organizzazione] non sia ridotta alla sua espressione più semplice, ma innalzata alla sua espressione più complessa, e che sia complessa proprio perché in essa l’unità e la diversità estreme, l’ordine e il disordine estremi, la solidarietà e l’antagonismo estremi non soltanto coesistono, ma sono necessariamente connessi”

Nella stessa direzione, e con grande coraggio, si sono spinti anche gli scienziati James Lovelock e Lynn Margulis con la loro “ipotesi Gaia”. La parola Gaia (con la quale gli antichi greci indicavano la madre Terra) si riferisce a un sistema complesso formato dalla biosfera, cioè la parte della sfera terrestre, inclusi i mari e l’atmosfera, abitata da esseri viventi, visto come un singolo organismo. Secondo la loro ipotesi Gaia è un’entità autoregolata, che stabilisce le condizioni materiali necessarie per la propria sopravvivenza, dato che la materia vivente non rimane passiva di fronte a ciò che minaccia la sua esistenza. Anche in questa visione la vita emerge come protagonista della propria evoluzione.

(Articolo)