Cambiare fornitore di elettricità conviene?

Secondo l’indagine di Altroconsumo l'offerta commerciale è ancora poco chiara.
Altroconsumo ha messo a confronto le offerte proposte dalle aziende che si sono affacciate al mercato liberalizzato, almeno per ora cambiare gestore di energia non porta risparmi significativi.
Nell’ampio ventaglio di proposte (tariffa bioraria e monoraria, a prezzo fisso o a prezzo variabile, forniture di energia verde, sconti e bonus vari) la possibilità di risparmiare rispetto al passato è minima. Insomma, la concorrenza non decolla. Quindi, anche se in teoria siamo tutti liberi di cambiare fornitore di elettricità, non è detto che convenga passare al libero mercato e abbandonare il “servizio di maggior tutela”, ovvero le condizioni economiche stabilite dall’Autorità per l’energia elettrica e il gas per chi ha scelto di non cambiare fornitore.
Aspettare e non avere fretta di cambiare è quello che vi consigliamo oggi. Il sistema tariffario sul quale abbiamo basato i nostri calcoli è ancora in parte transitorio (quello in vigore fino al 31 dicembre scorso), almeno fino a quando non sarà definito la nuova tariffa sociale a tutela dei soggetti disagiati. Intanto nelle prime settimane del 2008 è già aumentata la spesa per l’energia elettrica. Un modo per risparmiare sull’elettricità di casa però esiste.
Seguite i consigli della guida di Altroconsumo Il Tagliaprezzi, ovvero come sopravvivere al carovita riducendo le spese e consumando meglio. Scoprirete che esistono astuzie per abbattere la spesa legata all’uso degli elettrodomestici e quindi delle bollette, ma anche i costi legati a tante altre voci domestiche. Senza rinunciare a nulla. Per riceverla basta chiamare il numero verde 800.90.50.52 oppure visitare il sito http://www.altroconsumo.it/.

Tariffa monoraria: da interpretare
Chi sceglie di cambiare gestore deve anche imparare a confrontare le offerte, ma non è per nulla facile.
Prezzo variabile
Alcune aziende hanno puntato su offerte che garantiscono uno sconto rispetto ai prezzi stabiliti dall’Autorità, aggiornati ogni trimestre. In pratica si invita il consumatore a entrare nel libero mercato con la garanzia di avere uno sconto rispetto a quanto pagherebbe se rimanesse con il vecchio gestore. In realtà, ad oggi il risparmio per un consumo annuo medio-alto (2700 kWh) è esiguo, ma lo è anche per i consumi bassi (1200 kWh) e per quelli più elevati (3500 kWh). Anzi, il risparmio diminuisce al crescere del consumo e questo succede per come è concepita la tariffa per uso domestico: una tariffazione a scaglioni, che fa pagare di più chi consuma di più senza tenere conto del numero dei familiari o di eventuali condizioni di disagio economico. Il risultato è che magari un single, benestante e sprecone, in proporzione paga meno di una famiglia numerosa poco agiata.
Prezzo fisso
In questo tipo di offerta le aziende puntano sull’incertezza del futuro: che andamento avrà il costo del petrolio? Non lo sappiamo con sicurezza, allora blocchiamo il prezzo dell’energia per uno o due anni (prezzo fisso), in modo da avere almeno qualche garanzia: una strategia accattivante oggi che il costo del petrolio è in continua crescita. In realtà, chi sceglie questa opzione solo in futuro potrà sapere se la previsione è stata corretta. A oggi la spesa annua legata all’offerta a prezzo fisso è superiore a quanto paga chi rimane nel mercato vincolato. Ma per avere maggiori certezze bisogna aspettare la scadenza del periodo di prezzo bloccato (uno o due anni).
I bonus
Enel Energia prevede offerte abbinate a sconti e bonus. Acquisendo punti, i clienti possono decidere se monetizzarli in detrazioni sulla propria bolletta o ricevere premi. Sconti ulteriori sono riservati a chi sceglie di attivare il contratto via internet o di ricevere la bolletta via e-mail. Nell’inchiesta emerge che neanche usufruendo del bonus si riesce a risparmiare, a meno che non si abbia un contratto di tariffa bioraria con Enel Energia. Altre aziende, come Iride Mercato e Eni, prevedono l’erogazione di bonus, ma tutti convertibili in vantaggi diversi dalla detrazione in bolletta (cioè un risparmio in moneta sonante), come per esempio premi in benzina o buoni acquisto in negozi convenzionati.

Tariffa bioraria: senza vantaggi
Delude l’opzione bioraria, sulla quale si erano create tante aspettative.
Disponibile anche per chi rimane nel mercato vincolato, la bioraria può offrire qualche beneficio solo se si concentrano i consumi durante le ore più convenienti (la sera dei giorni feriali, nei fine settimana e nei festivi).
Secondo quanto calcolato dall’Authority, perché l’opzione bioraria risulti più vantaggiosa di quella monoraria (che prevede un prezzo unico in qualunque ora del giorno), si deve concentrare almeno il 67% del consumo di elettricità nelle fasce meno care. Ciò significa che per avere qualche vantaggio si è costretti a consumare almeno due terzi del proprio fabbisogno energetico di sera, la notte e nei week end: un’opzione non facile in un comune menage familiare. Anche la bioraria, verrebbe da dire, può portare vantaggi ai single lavoratori: assenti da casa tutto il giorno. In definitiva, però, la bioraria non offre evidenti vantaggi.
Inoltre non è così facile sapere come sono distribuiti i nostri consumi in casa. Sapevate, per esempio, che il frigorifero è l’elettrodomestico che consuma di più? Un apparecchio moderno di classe A consuma mediamente 250-300 kWh l’anno, ovvero circa il 10% dei consumi di una famiglia che brucia 2700 kWh l’anno. Un modello vecchio, invece, consuma più del doppio. Ma il frigo è anche l’elettrodomestico sempre in funzione, per il quale è difficile sfruttare i vantaggi della bioraria.

Tariffa davvero verde?
La tariffa verde conviene all'ambiente. Meno ai consumatori, nonostante le sovvenzioni statali.
Molti fornitori si sono gettati nell’arena dell’energia verde, puntando su rassicuranti messaggi pubblicitari di stampo ambientalista. Alla resa dei conti, però, sono ancora pochi gli operatori che propongono tariffe verdi, gli altri concorrenti per ora arrancano. Addirittura, chi sembrava essersi mosso tempestivamente, come Sorgenia e La220, al momento di entrare in campo si trova impreparato ad accedere al mercato privato.
Ma ai consumatori l’energia verde conviene? Per adesso di sicuro no. Le tariffe verdi nel nostro Paese non sono competitive, pur essendo largamente sovvenzionate dallo Stato. Piano tariffario a parte, gli operatori devono dimostare più impegno. La certificazione non basta, perché non è una garanzia sufficiente. In parte è colpa delle autorità nazionali ed europee, che non assicurano un monitoraggio chiaro e garantito delle certificazioni verdi, ovvero la tracciabilità completa dell’energia. Le aziende, però, dovrebbero reinvestire capitali nell’efficienza energetica e creare nuovi impianti rinnovabili. Ma dovrebbero anche offrire maggiori informazioni alla clientela e fornire strumenti per risparmiare energia in casa.
Il modo migliore per ridurre l’impatto dell’energia sul portafoglio e sull’ambiente dipende dal nostro comportamento. Un esempio? Una famiglia di 3 persone consuma circa 1700/1800 kWh annui solo per gli elettrodomestici principali (frigo, lavastoviglie, lavatrice e tv), più l’illuminazione. Utilizzando gli elettrodomestici senza sprechi, il margine di risparmio è di circa il 25%. Finora si è vista soprattutto tanta pubblicità, ma non è sulle pagine dei giornali che devono finire i ricavi legati all’energia verde. Avere qualche informazione in più per districarsi tra le proposte commerciali, è difficile.